Per gentile concessione del signor Franco Corè. Si ringrazia Pietro Tasso.
IL BARBIERE, OSSIA IL CHIRURGO, IL DENTISTA, L’ORTOPEDICO …
Un tempo l’esercizio della chirurgia non era disciplinato, fino a quando nel dodicesimo secolo fu affidato ai barbieri che nel corso dei secoli raggiunsero un buon livello di competenza pratica.
Su indicazione del medico, i barbieri si dedicavano alle cure più svariate, dalle fratture, ai salassi, alle estrazioni dentarie, ecc..
Nella Repubblica Veneta, la Corporazione dei Barbieri fu istituita nel 1271 ed era distinta in otto Colonnelli ovvero:
Barbitonsori – Barbieri che si limitavano a tagliare barba e capelli.
Conzaossi – Specializzati nella cura delle fratture e della sistemazione delle lussazioni.
Norsini – Che curavano le ernie e gli organi genitali (il termine norsino potrebbe derivare dagli abitanti di Norcia).
Barbieri cavadenti – Barbieri dentisti.
Stueri – I luoghi riscaldati dalle “stue” (stufe) si usavano come bagni; qui i “barbieri” curavano ed estirpavano i calli. Questi luoghi erano spesso frequentati anche da meretrici e pertanto furono soggetti a controlli e limitazioni.
Braghieri – Erano specializzati in fasciature per ernie e castravano gli animali.
Parrucchieri – Producevano le parrucche (aggregati dal 1435 ma in seguito staccati).
Barbieri chirurghi – Curavano le piccole ferite, ma sapevano anche affrontare interventi più impegnativi, seguendo quanto il medico suggeriva loro di compiere.
Praticavano anche il salasso nelle varie tecniche (incisione, applicazione di sanguisughe o per aspirazione con delle specie di ventose). Nei conventi i monaci erano sottoposti a salasso quattro volte all’anno, aveva lo scopo di eliminare gli umori venosi e di abbassare la pressione; a questo provvedeva un fratello addetto o il barbiere.
LA FORMAZIONE DEL BARBIERE CHIRURGO.
Si poteva iniziare l’apprendistato nell’arte dei barbieri all’età di dodici anni, poi si dovevano svolgere cinque anni di garzonato e due di lavoranzia.
I barbieri furono obbligati a seguire delle lezioni di anatomia e delle dissezioni sui cadaveri. Grazie alla loro destrezza nel maneggiare rasoi e bisturi, venivano chiamati dai medici per gli interventi chirurgici.
Dal 1730 i barbieri chirurghi si divisero dall’arte dei barbieri e nel 1790 ottennero di esercitare legalmente l’attività medica dopo aver sostenuto un esame presso il Colegio dei Cirologi (chirurghi). Per ottenere la licenza di chirurgo, dovevano superare un esame che consisteva in un saggio di saper leggere e scrivere.
LA NORMATIVA.
La mariegola dei barbieri veneziani (libro della madre regola che ogni corporazione si dotava) risale al 1270 ed è ora conservata presso l’Archivio di Stato di Venezia.
Nel 1281 venne proibito ai chirurghi di esercitare, senza prima aver appreso gli obblighi verso alcune magistrature.
Appena prestato il soccorso ad un ammalato erano obbligati a notificare la prestazione ai medici iscritti alla Tessera del Collegio e con uno di questi dovevano continuare la cura. Chi non s’atteneva a tale prescrizione, incorreva nella pena di non poter più esercitare in Venezia.
Tra le norme più rigide a cui i barbieri dovevano ottemperare, si evidenzia quella che poneva il divieto di radere la barba ai clienti di domenica e a Natale, a meno che non si trattasse di persone ammalate. Era proibito adoperare il rasoio utilizzato prima per un ammalato.
Degna di nota, è la legge del 16 maggio 1461 che imponeva a medici ed ai barbieri che fossero chiamati a curare maschi o femmine in “partem posteriorem confractam per sodomiam”, di svelarne l’identità al Consiglio dei X, entro tre giorni dalla loro prestazione.
Nel secolo XIV si concesse ai barbieri di tenere aperte le botteghe anche nelle ore notturne e vennero esonerati dalla legge che vietava di tenere fuochi accesi a Rialto. Si ritiene che la ragione fosse dettata dal fatto che i barbieri prestavano servizio quando più spesso accadevano fatti belligeranti o criminosi.
Il 9 dicembre 1596 la scuola dei barbieri, per impedire l’esercizio abusivo della chirurgia, deliberò che nessun barbiere potesse esercitare se prima non avesse fatto un tirocinio di quattro anni alle dipendenze di un maestro barbiere scelto dalla scuola, pagando a questa la benintrada di nove ducati, sotto la penalità di cinquanta lire a chi trasgrediva.
Gli stessi Provveditori alla Sanità ricorrevano all’aiuto dei barbieri nei casi di epidemie. Altra antica consuetudine veneziana era il chiamarli a prestare servizio in qualità di medici sulle navi della Repubblica.




