
Alcune linee-guida per chi voglia affrontare il restauro di una lama trovata in un mercatino, fisico o virtuale che sia.Zino Davidoff ha scritto:
Premessa
Quale restauro?
Possiamo sintetizzare le tipologie di restauro in due scuole classiche:
Restauro alla maniera: Il restauro dovrà essere effettuato secondo i canoni del tempo in cui è stato realizzato il pezzo.
Restauro filologico: Il restauratore deve cercare di preservare, per quanto possibile, l'aspetto del pezzo. Ne rimarranno conseguentemente conservati anche i segni del tempo. Eventuali aggiunte dovranno essere riconoscibili (materiale diverso, forme semplificate).
Questa distinzione è decisamente tagliata con l'accetta, ma a mio parere descrive bene i diversi approcci al di qua e al di là dell'Atlantico.
Gli Americani in genere praticano un restauro filologico distorto. Come risultato, tendono ad asportare ogni segno di corrosione in modo molto aggressivo, cancellando di conseguenza ogni segno distintivo tra una lama e l'altra: in qualche caso riescono a cancellare anche i punzoni![]()
I risultati, qua nella vecchia Europa, fanno al massimo sorridere.
In genere, anche gli europei stanno iniziando a cadere nella trappola filologica distorta. Personalmente ritengo che il restauro debba essere effettuato, tempo e contanti permettendo, alla maniera. Se una lama di Sheffield può accettare la lucidatura esasperata e un bel manico di corno scuro, un rasoio spagnolo degli anni '50 non può essere vestito con guancette d'avorio.
Calcolate comunque che restaurare non è un operazione a costo 0: una dotazione minima prevede carte abrasive di qualità da 800 a 5000 di grit, fogli abrasive 3M all'ossido di alluminio per i manici, micromesh da 1500 a 12000, colle (cianacrilato e bicomponente), martello per orefice a testa tonda da 50-60 gr per ribattere i pin, barre da 1,6mm in ottone e nichel silver da usare per i pin, rondelle in ottone e in acciaio satinato adatte ai perni (e evitate gli ignobili chiodini che usano adesso le ditte tedesche!), un tronchesino per tagliare i perni a misura, paste abrasive da carrozziere per la lucidatura, un minimo di 3 pietre (1000 sintetica, Candia o sintetica 3000, Belga gialla) per sistemare i bevel e togliere denti e rettificare il filo.
A questo va aggiunto ben presto un Dremel con albero flessibile e relativi accessori da lucidatura (dischi in feltro), fresette diamantate e spazzole metalliche. Restaurare senza gli strumenti adatti porta solo a risultati deludenti o a rovinare ulteriormente delle lame, quindi evitate di muovere i primi passi su rasoi che abbiano un valore storico o collezionistico. Al limite delle lame anche se non ripristinabili come taglio, possono comunque rappresentare una utile palestra per tutte le operazioni di disossidazione e lucidatura, rettifica di denti, etc.
Questo se parliamo di restauro che nel 90% dei casi prevede uno smontaggio completo del rasoio visto che i problemi sono sempre nella zona pivot, e successivo riassemblaggio. Altrimenti sono semplici operazioni di pulitura che possono andar bene su rasoi che non hanno problemi (ma anche i Solingen recenti andrebbero smontati, visto che la ruggine è quasi sempre presente al pivot).
La prima cosa da fare OBBLIGATORIAMENTE è una pulizia approfondita con acqua e sapone di Marsiglia per rimuovere lo sporco accumulatosi anche all'interno del manico. Spazzolino da denti e cotton fiocc si rivelano comodi per la pulizia. Una accurata asciugatura completa questa prima fase.
A questo punto occorre una diagnosi accurata su come intervenire. Prendetevi tutto il tempo necessario per decidere come procedere e chiedere eventualmente consiglio, una partenza sbagliata comporta nel migliore dei casi il raddoppio del lavoro, nel peggiore danni non rimediabili....
Nel frattempo cercate informazioni sul fabbricante, sulle caratteristiche tipiche dell'epoca di quel particolare rasoio e valutate quanto il tempo abbia inciso in termini di consunzione e ossidazione e quindi se ripristinarlo come oggetto da usare o semplicemente "da collezione".
OSSIDAZIONE DEL METALLO (ruggine rossa/attiva e nera/passiva):
si elimina usando carte abrasive a secco o ad acqua (io preferisco a secco, c'è un maggior controllo del risultato progressivo)
Per forti incrostazioni di ruggine rossa attiva si può usare un bisturi
grattando delicatamente, oppure a seconda della gravità dell'ossidazione si decide se partire con grane basse (320-400) o grane superiori (800).
Si arrotola una striscia su un tappo di sughero o un cilindretto di cartone (sfumini per carboncino - negozi per belle arti)
e si procede con movimento dorso-filo in modo che i graffi che lascia l'abrasivo abbiano l'andamento delle mole usate per dare la concavità alla lama.
Volendo si possono incrociare le passate (punta-tallone), curando però che l'ultima passata prima di passare alla grana superiore sia dorso-filo, in quanto i graffi orizzontali sono spesso più ostici da rimuovere.
Ogni carta di grana superiore (800-1200-2000-3000-5000) deve rimuovere i graffi lasciati dalla precedente.
Inutile tentare di accelerare il lavoro passando subito a grane più alte se non si è fatto un buon lavoro di rimozione dell'ossido. Altrettanto sconsigliato l'uso del dremel con molette abrasive o in gomma in questa fase: se non usato con ottima manualità e esperienza lascia nel migliore dei casi delle "marcature" di faticosa eliminazione (nel peggiore vanifica il lavoro).
Il restauro è una operazione dove la fretta e l'entusiasmo non ragionato porta a sicuri insuccessi.
Dopo la 5000, se si sarà proceduto con la necessaria accuratezza, la lama avrà un aspetto tra lo specchio e il satinato, e a questo punto si può passare all'uso delle micromesh da 6000 a 12000 di grit o alle paste abrasive per carrozzeria sia a mano che sul feltrino del dremel. In quest'ultimo caso prestare la MASSIMA ATTENZIONE al senso di rotazione che deve essere dal dorso al filo in modo che non ci sia la possibilità che il feltrino spezzi, incagliandosi, l'acciaio del filo. E curare anche la velocità di rotazione (ovviamente la minima) e la temperatura (la lama deve sempre essere toccabile con le dita senza scottarsi). Quindi procedere a puntate, frenando la voglia di finire subito!
Ovviamente tutte le iscrizioni della lama che non sano incise in profondità ma semplicemente serigrafate o dorate verranno cancellate. Tenentene conto quando decidete di affrontare un restauro.
Nel caso non siate esperti nell'uso del dremel procedete a mano: impiegherete più tempo ma eviterete i danni irrimediabili.
Non usate sidol, coca cola, acidi, aceto e ricette della nonna o altri voli di fantasia che potrebbero solo rovinare l'acciaio. La pulizia meccanica è sempre la migliore. Ammessa la pasta rosa Puma per lucidare l'acciaio (se la trovate) oltre alle paste abrasive da carrozziere.
Nella zona del perno potete spruzzare dello svitol per sbloccare depositi di ruggine e smanicare più facilmente, ma se non intendete smanicare per un restauro completo (con l'ovvia difficoltà di farlo senza rompere il manico e di dover poi rimettere perni nuovi) o se l'ossidazione non è molta potete usare delle lime diamantate curve
grattando la ruggine presente. Poi rifinite usando delle striscette di carta abrasiva arrotolata stretta in modo da avere dei cilindretti che possano passare tra le guancette del manico.
Un altro comodo strumento è la penna abrasiva
conosciuta anche come grattabugie, uno strumento a forma di penna con anima interna (refill) intercambiabile in acciaio, fibra di vetro o ottone, dal diametro di 5 mm.
Dorso e profilo della punta si puliscono e lucidano sempre con la carta arrotolata su un cilindro.
ATTENZIONE! La lama ha una sua geometria con degli spigoli morbidi (es. dove il dorso diventa lama. La carteggiatura li deve rispettare SEMPRE, non c'è nulla di peggio di un rasoio magari antico con tutti gli spigoli stondati da una entusiastica lucidatura a specchio profondo.....
VAIOLATURA (pitting):
sono crateri scavati dall'ossidazione. Rimuovendo l'ossido rimane il microcratere. Con le carte abrasive o la penna abrasiva si ottiene di svuotarli dall'ossido e attenuarne i bordi in modo da poter poi lucidare anche il fondo e quindi evitare il riformarsi dell'ossido che ama insediarsi nelle cavità. La rimozione completa non sempre è possibile (rimane una superficie del metallo a buccia d'arancia), quasi mai lo è sulle lame hollow e in prossimità del filo dove spesso risulta "passante" e quindi obbliga ad un abbassamento della lama per evitare che affilandola si formino dei denti.
PATINA (staining):
La patina è un segno del tempo, ma io sono dell'idea che vada rimossa (ove possibile, ovviamente senza alterare l'oggetto) esattamente come si rimuovono dai quadri dei grandi maestri le vernici ossidate o annerite.
Alcuni collezionisti invece amano vedere la patina che secondo loro testimonia il tempo trascorso, come le rughe sulla faccia. Il parallelo è simpatico ma ingannevole. Calcolate che non sempre è possibile rimuoverla senza rimuovere anche troppo metallo o cancellare le decorazioni, quindi va calibrato l'intervento caso per caso.
MANICI:
a seconda del materiale ci sono varie tipologie di intervento:
per tutti comunque innanzitutto un lavaggio in acqua e sapone di marsiglia e spazzolino da denti per rimuovere il sudicio.
Plastica: si lucida con le micromesh da 8000-12000 che rimuovono anche la patina verde di alcune decorazioni in lamierino d'alpacca incassate nel manico.
Celluloide: come la plastica. Plastica e celluloide se deformate si possono raddrizzare mettendole in morsa tra due lastrine di metallo (ottimi i righelli in alluminio) e usando un phon con molta attenzione. Per evitare che il manico ritorni torto (memoria del materiale) va lasciato in morsa almeno 2-3 giorni e scaldato a più riprese (misura empirica: non ci si deve scottare toccando i righelli)
Bakelite: come la plastica
Corno: dopo la pulitura, eventuali carie provocate dagli insetti divoratori di cheratina, si riempiono con cianacrilato (attack gel) o con resina da indurire con gli UV (tipo quella dei dentisti). Si immerge poi il manico in olio di piede di bue per almeno 48h nel caso occorresse reidratarlo (il corno troppo secco si sfoglia). Lucidare con le micromesh e un panno di lana alla fine. Non usare paste abrasive che penetrerebbero nei pori. Si raddrizza come la plastica ma il risultato non sempre è definitivo (la solita memoria del materiale)
Osso: si può sbiancare con l'acqua ossigenata ma il rischio è di avere un risultato gessoso. Si lucida come il corno semplicemente con le micromesh evitando assolutamente le paste abrasive. Essendo poroso assorbe oli e unto diventando giallastro e traslucente. Attenzione quindi se avete l'abitudine di oliare le lame per prevenire la ruggine!
Avorio: come per l'osso. Eventualmente usare del dentifricio con spazzolino per pulire a fondo. Attenzione che lo spessore delle guancette è sottile, quindi quando pulite l'interno non forzatele.
Tartaruga autentica: da non confondere con le imitazioni (celluloide, lucite, plastica, corno tinto che ricadono nei casi precedenti) Eventuali mancanze si restaurano come per il corno (stesso tipo di insetti che provocano le carie) e si lucida solo con micromesh.
Per vedere l'applicazione "pratica" di molte di queste nozioni: http://www.ilrasoio.com/viewtopic.php?f=25&t=1995