fonte La Pogonotomia ovvero l'arte d'imparare a radersi da sé (
Jean Jacques Perret)
a cura di Edda Chiodini Lorenzi con facsimile dell'edizione originale-Edizioni il Polifilo
Nelle notti buie e piovose, come tante ne sto' affrontando, un barlume di luce arriva quando rispolvero la fulgente esistenza di uno dei miei eroi, non è della Marvel ma il suo nome è Jean Jacques Perret...
Tutto cio' che finora abbiamo letto sulla vita di Perret compare anche in
Notice sur la Vie et les Ouvrages de Jean-Jacques Perret, una quarantina di pagine scritte nel 1837 da L. Domairon, suo concittadino. La
Nouvelle Biographie Général fornisce un sunto delle notizie riportate da Damairon e ne fa risalire la fonte allo scritto inedito di un certo Hérault: non siamo riusciti a rintracciare questo documento, ma avanziamo l'ipotesi che uno dei due biografi possa aver attinto all'altro. E' comunque lo scritto più esauriente di Domairon che utilizziamo come rifermento, commentandone i passaggi più significativi.
J. J. Perret nacque il 30 luglio 1730 a Beziers in Linguadoca, nella Francia meridionale, da una famiglia di coltellinai molto povera. Alain Valette, un moderno coltellinaio suo concittadino, ci informa che la modesta casa della sua infanzia, con una piccola corte su cui probabilmente si affacciava il laboratorio del padre, esiste tuttora: oggi la via ha cambiato nome e si chiama rue du Puits des Arènes.
A dodici anni Perret, terminato il suo apprendistato presso il padre, si incamminò a piedi per compiere il suo
tour de France, aderendo ad una norma allora stabilita in tutte le arti e i mestieri, a cui si adeguavano molti ragazzini della sua età, per poter completare il proprio apprendistato. Dopo aver sostato in alcune delle principali città della Francia, per "farsi la mano" presso i laboratori dei vari maestri coltellinai, in capo a tre anni raggiunse Parigi. Domairon scrive che il giovane Perret, probabilmente già "spinto dal pungolo del genio" puntò con determinazione sul più rinomato
atelier della capitale, specializzato nella fabbricazione di strumenti chirurgici. La sua scelta ambiziosa venne sulle prime decisamente scoraggiata dal direttore di laboratorio Foucou, subito spazientito da quel ragazzino che osava proporsi ad un'
équipe altamente specializzata come la sua. Le promesse di buona volontà di Perret, la sua ingenuità nel proporsi con tanta insistenza (addirittura in lacrime), come se il suo avvenire dipendesse da quella opportunità di essere messo alla prova, convinsero però il
maître, propietario del laboratorio, a cui, prima di desistere, si era voluto caparbiamente rivolgere, ad offrirgli una possibilità.
A Focou non restò, per toglierselo d'attorno, che sfidarlo ad eseguire quello che era allora considerato uno degli strumenti più delicati e difficili da realizzare, e che richiedeva perciò maggiore esperienza: una lancetta per salassi (strumento chirurgico con la punta della lama a forma di lancia). Il giovane si mise di impegno e , preso un pezzetto di acciaio, si diede subito da fare, dalla forgia all'incudine, e non abbandonò il suo compito finché non fu in grado di esibire una lancetta: la sua perfezione risultò così straordinaria e il sistema di molatura così innovativo, da meritargli l'abbraccio del duro Foucou e la sua promessa di aiuto e protezione. Gli artigiani del laboratorio, dal canto loro, vollero ricompensarlo per un debutto tanto sorprendente e gli donarono quella lancetta, che Perret avrà cara anche negli anni della sua prosperità.
to be continued, stay tuned 