LO STRANO CASO DEI RASOI G. Wostenholm DATATI 1850
Inviato: 16/02/2018, 12:04
LO STRANO CASO DEI RASOI G. Wostenholm DATATI 1850
(Testo preparato da Nemovoyager con la collaborazione di Gene)
A dicembre ho avuto l’ardire di acquistare una coppia di rasoi George Wostenholm fabbricati nel 1850 (l’anno è riportato chiaramente sul manico) e praticamente nuovi.
Questi rasoi furono il dono di un gentiluomo dell’epoca ad un’altro, dal titolo riportato nelle scritte (esquire ossia scudiero, titolo utilizzato in inghilterra a quel tempo, in realtà ancora oggi, per rivolgersi a persone non di origine nobile, ma comunque altamente rispettabili socialmente) presumibilmente un medico o un procuratore del tempo.
Come dicevo le lame sono arrivate a noi praticamente intatte (furono affilate almeno un volta in ogni caso).

I rasoi in questione
Insieme al buon amico Paciccio decidemmo di affilare entrambi i rasoi e, vista la superiore abilità del buon Paci comparata alla mia più che modesta, l’incarico fu affidato a lui.
Finita l’operazione il filo si presentava impeccabile e prontissimo a fare il suo lavoro.
Tutto felice avrei iniziato ad usarli, prima uno e poi l’altro, dal giorno seguente.
Alla rasatura però arrivò la (amara) sorpresa. Il primo rasoio già dopo la prima passata cominciava a ‘grattare’ nella parte centrale della lama (quella più alta per capirci). Lo passo sull’unghia e… raccapriccio! il filo mostrava delle manuscole, ma preoccupanti frastagliature proprio in quella zona. Il grave fu che anche il secondo rasoio presentava la medesima preoccupante anomalia.

La zona incriminata
Sconfortato ne parlo con il buon Paciccio il quale rimane perplesso esattamente come me. Su suo suggerimento provo a dare una rinfrescata al filo per riportarlo alle condizioni iniziali e poi torno al test rasatura… risultato il filo ‘cede’ come la volta precedente.
I rasoi, a questo punto, vengono lasciati nella loro custodia in attesa di capire cosa fare.
Passa gennaio e arriviamo ai primi giorni di febbraio.
Ne parlo con Gene per vedere se a lui viene qualche idea, lui li prende, li guarda, li riguarda e si ripromette di fare qualche verifica.
In effetti entrambi siamo convinti che le geometrie siano a posto dato le condizioni delle lame e la riconosciuta abilità del fabbricante.
Passa ancora qualche giorno e, su suggerimento del buon Gene, decidiamo di verificare le misure e fare una paio di calcoli.
Qui l’ennesima sorpresa! i calcoli mostrano che, per ragioni che stiamo ancora cercando di capire, l’angolo risultante del filo del rasoio è più acuto del previsto: tra i 15° e i 16° nella zona incriminata.
Ci guardiamo perplessi, ma nel contempo capiamo il motivo del cedimento del filo. Con un angolo finale di quel genere evidentemente il filo della lama non ha la necessaria resistenza per sopravvivere a lungo alle sollecitazioni dovute all’operazione di rasatura.
Rifacciamo un paio di calcoli e decidiamo di provare ad ‘allargare’ il dorso applicando sul primo rasoio due strati di nastro e sul secondo tre strati, in questo modo valutiamo che l’angolo finale sarà di circa 17° o poco più.
Il primo rasoio (quello con due strati per capirci) viene affilato da Gene che, non soddisfatto del lavoro finito, prova un’operazione (che tengo a sottolineare tra i due solo lui era in grado di fare) di leggero ‘sollevamento’ della costa in fase di finitura; per inciso Gene mi spiega che questa operazione veniva fatta nel XIX secolo da artigiani molto esperti per addolcire e migliorare il filo su rasoi normalmente usurati.
Il secondo (ossia quello con tre strati) viene affilato da me.
Arriviamo quindi alla prova rasatura. Ora i due rasoi radono in maniera impeccabile senza che il filo ne risulti danneggiato regalando un risultato pressoché perfetto.
In conclusione abbiamo imparato qualche cosa di molto interessante riguardo la fabbricazione dei rasoi nel XIX secolo:
nonostante la grande abilità dei molatori dell’epoca qualche volta ‘scappava’ la mano sulle mole abbassando un pelino troppo il dorso rispetto a quanto voluto (parliamo al massimo di un paio di decimi di millimetro); d’altronde le lame hanno passato il controllo qualità (affilandosi a rasoio appunto) nonostante un angolo leggermente troppo acuto (appena inferiore ai 16°) , angolo che, seppur vicino al range ottimale (min 16°, max 20°), con quel particolare tipo di acciaio/tempra non permette di mantenere una corretta affilatura con delle rasature consecutive
l’abilità e la precisione dei molatori era tale da ripetere il medesimo errore su un secondo rasoio quando questi doveva presentarsi identico rispetto al precedente;
gli affilatori dell’epoca avevano una mano talmente allenata da riuscire a correggere eventuali difetti (come quello sopra descritto) in modo da ottenere sempre un rasoio perfettamente funzionante, prova ne è che il rasoio fu usato all’epoca e non penso che il proprietario si sia mai accorto di nulla.
L’altra lezione che da oggi personalmente terrò sempre a mente è: SEMPRE annotare e considerare le misure di un rasoio, anche se si presenta come nuovo.
Per chi fosse interessato riporto le misurazioni fatte sui rasoi e relativi angoli teorici risultanti:
Rasoio 1)
Altezza dorso: min 5,75 mm
max 5.85 mm
valor medio per calcolo 5.80 mm
Altezza lama (nella zona interessata): 21 mm
Angolo medio risultante: 15,9°
Rasoio 2)
Altezza dorso: min 5,70 mm
max 5.80 mm
valor medio per calcolo 5.75 mm
Altezza lama (nella zona interessata): 21 mm
Angolo medio risultante: 15,7°
Correttivo con spessore teorico nastro: 0,1 mm
Spessori risultanti con 2 strati di nastro:
Rasoio 1)
Altezza dorso valor medio: 6,15 mm
Angolo medio risultante: 16,8°
Rasoio 2)
Altezza dorso valor medio: 6,40 mm
Angolo medio risultante: 17°
Spessori risultanti con 3 strati di nastro:
Rasoio 1)
Altezza dorso valor medio: 6,35 mm
Angolo medio risultante: 17,4°
Rasoio 2)
Altezza dorso valor medio: 6,40 mm
Angolo medio risultante: 17,5°
NOTA: Le misurazioni del dorso sono state eseguite con un calibro digitale sensibilità 0.01 mm precisione 0.02 mm
(Testo preparato da Nemovoyager con la collaborazione di Gene)
A dicembre ho avuto l’ardire di acquistare una coppia di rasoi George Wostenholm fabbricati nel 1850 (l’anno è riportato chiaramente sul manico) e praticamente nuovi.
Questi rasoi furono il dono di un gentiluomo dell’epoca ad un’altro, dal titolo riportato nelle scritte (esquire ossia scudiero, titolo utilizzato in inghilterra a quel tempo, in realtà ancora oggi, per rivolgersi a persone non di origine nobile, ma comunque altamente rispettabili socialmente) presumibilmente un medico o un procuratore del tempo.
Come dicevo le lame sono arrivate a noi praticamente intatte (furono affilate almeno un volta in ogni caso).
I rasoi in questione
Insieme al buon amico Paciccio decidemmo di affilare entrambi i rasoi e, vista la superiore abilità del buon Paci comparata alla mia più che modesta, l’incarico fu affidato a lui.
Finita l’operazione il filo si presentava impeccabile e prontissimo a fare il suo lavoro.
Tutto felice avrei iniziato ad usarli, prima uno e poi l’altro, dal giorno seguente.
Alla rasatura però arrivò la (amara) sorpresa. Il primo rasoio già dopo la prima passata cominciava a ‘grattare’ nella parte centrale della lama (quella più alta per capirci). Lo passo sull’unghia e… raccapriccio! il filo mostrava delle manuscole, ma preoccupanti frastagliature proprio in quella zona. Il grave fu che anche il secondo rasoio presentava la medesima preoccupante anomalia.
La zona incriminata
Sconfortato ne parlo con il buon Paciccio il quale rimane perplesso esattamente come me. Su suo suggerimento provo a dare una rinfrescata al filo per riportarlo alle condizioni iniziali e poi torno al test rasatura… risultato il filo ‘cede’ come la volta precedente.
I rasoi, a questo punto, vengono lasciati nella loro custodia in attesa di capire cosa fare.
Passa gennaio e arriviamo ai primi giorni di febbraio.
Ne parlo con Gene per vedere se a lui viene qualche idea, lui li prende, li guarda, li riguarda e si ripromette di fare qualche verifica.
In effetti entrambi siamo convinti che le geometrie siano a posto dato le condizioni delle lame e la riconosciuta abilità del fabbricante.
Passa ancora qualche giorno e, su suggerimento del buon Gene, decidiamo di verificare le misure e fare una paio di calcoli.
Qui l’ennesima sorpresa! i calcoli mostrano che, per ragioni che stiamo ancora cercando di capire, l’angolo risultante del filo del rasoio è più acuto del previsto: tra i 15° e i 16° nella zona incriminata.
Ci guardiamo perplessi, ma nel contempo capiamo il motivo del cedimento del filo. Con un angolo finale di quel genere evidentemente il filo della lama non ha la necessaria resistenza per sopravvivere a lungo alle sollecitazioni dovute all’operazione di rasatura.
Rifacciamo un paio di calcoli e decidiamo di provare ad ‘allargare’ il dorso applicando sul primo rasoio due strati di nastro e sul secondo tre strati, in questo modo valutiamo che l’angolo finale sarà di circa 17° o poco più.
Il primo rasoio (quello con due strati per capirci) viene affilato da Gene che, non soddisfatto del lavoro finito, prova un’operazione (che tengo a sottolineare tra i due solo lui era in grado di fare) di leggero ‘sollevamento’ della costa in fase di finitura; per inciso Gene mi spiega che questa operazione veniva fatta nel XIX secolo da artigiani molto esperti per addolcire e migliorare il filo su rasoi normalmente usurati.
Il secondo (ossia quello con tre strati) viene affilato da me.
Arriviamo quindi alla prova rasatura. Ora i due rasoi radono in maniera impeccabile senza che il filo ne risulti danneggiato regalando un risultato pressoché perfetto.
In conclusione abbiamo imparato qualche cosa di molto interessante riguardo la fabbricazione dei rasoi nel XIX secolo:
nonostante la grande abilità dei molatori dell’epoca qualche volta ‘scappava’ la mano sulle mole abbassando un pelino troppo il dorso rispetto a quanto voluto (parliamo al massimo di un paio di decimi di millimetro); d’altronde le lame hanno passato il controllo qualità (affilandosi a rasoio appunto) nonostante un angolo leggermente troppo acuto (appena inferiore ai 16°) , angolo che, seppur vicino al range ottimale (min 16°, max 20°), con quel particolare tipo di acciaio/tempra non permette di mantenere una corretta affilatura con delle rasature consecutive
l’abilità e la precisione dei molatori era tale da ripetere il medesimo errore su un secondo rasoio quando questi doveva presentarsi identico rispetto al precedente;
gli affilatori dell’epoca avevano una mano talmente allenata da riuscire a correggere eventuali difetti (come quello sopra descritto) in modo da ottenere sempre un rasoio perfettamente funzionante, prova ne è che il rasoio fu usato all’epoca e non penso che il proprietario si sia mai accorto di nulla.
L’altra lezione che da oggi personalmente terrò sempre a mente è: SEMPRE annotare e considerare le misure di un rasoio, anche se si presenta come nuovo.
Per chi fosse interessato riporto le misurazioni fatte sui rasoi e relativi angoli teorici risultanti:
Rasoio 1)
Altezza dorso: min 5,75 mm
max 5.85 mm
valor medio per calcolo 5.80 mm
Altezza lama (nella zona interessata): 21 mm
Angolo medio risultante: 15,9°
Rasoio 2)
Altezza dorso: min 5,70 mm
max 5.80 mm
valor medio per calcolo 5.75 mm
Altezza lama (nella zona interessata): 21 mm
Angolo medio risultante: 15,7°
Correttivo con spessore teorico nastro: 0,1 mm
Spessori risultanti con 2 strati di nastro:
Rasoio 1)
Altezza dorso valor medio: 6,15 mm
Angolo medio risultante: 16,8°
Rasoio 2)
Altezza dorso valor medio: 6,40 mm
Angolo medio risultante: 17°
Spessori risultanti con 3 strati di nastro:
Rasoio 1)
Altezza dorso valor medio: 6,35 mm
Angolo medio risultante: 17,4°
Rasoio 2)
Altezza dorso valor medio: 6,40 mm
Angolo medio risultante: 17,5°
NOTA: Le misurazioni del dorso sono state eseguite con un calibro digitale sensibilità 0.01 mm precisione 0.02 mm