Analisi Ricerche Shogo Nagaoka

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Analisi Ricerche Shogo Nagaoka

Messaggio da Aldebaran »

Un Saluto a Tutti,

qui ho scritto in merito alla figura professionale del Prof.Shogo Nagaoka e delle sue ricerche.
Questa è un'analisi che sono riuscito ad approntare sui suoi studi e che mi è servita per capire qualcosa in più sulle pietre giapponesi naturali e per ispirarmi sulla lavorazione di nuovi materiali per Rasoi Medusa.

1. Trinitite: Analisi e Considerazioni preliminari.

2. Pietre Giapponesi Naturali: Caratteristiche Base e Studi del Prof.Nagaoka su Campioni di roccia contaminata dal Plutonio e Uranio.

3.Metallurgia del Plutonio

4. Metallurgia Uranio

5. Processo di separazione
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Re: Analisi Ricerche Shogo Nagaoka

Messaggio da Aldebaran »

Questa è la Trinitite al momento in mio possesso e che sono riuscito in parte ad analizzare e far analizzare.
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Le Trinititi si formano, nella maggior parte dei casi, in seguito ad esplosioni durante i tests nucleari effettuati sul terreno, quindi non da bombe sganciate da un aereo in volo. I residui vetrosi si creano dallo scioglimento del suolo sabbioso in prossimità dell’epicentro in seguito all’esplosione, calore e radiazioni.
Il volume dei radionuclidi è stato stimato in base alla spettroscopia γ per i prodotti di fissione e spettrometria. Una campione (insieme di polveri) è stato tagliato e incorporato in una resina epossidica per essere sottoposto a spettrometria α. Le autoradiografie β- α nella sezione trasversale hanno dimostrato che la contaminazione da Plutonio 239-240 è concentrata all’interno dello stato superficiale, solo per il 20% del campione. La distribuzione è mappabile e mostra una configurazione a goccia.
Le Trinititi sono costituite da Calcite, Orneblenda, Augite, Plagioclasio in piccolissime quantità, inglobati in una matrice argillosa e, in maggior parte, da quarzo e feldspati.
La struttura fusa-vetrosa fa si che, in definitiva, la Trinitite, una volta separata dal Plutonio, abbia le stesse peculiarità abrasive del vetro. Approfondiremo in seguito l'argomento. Il silicio presente nella sabbia si combina con dei metalli formando i siliciuri ( da non confondere con i silicati ). Ciò accade solo ad alte temperature. Si formano così leghe metalliche o fasi di tipo intermetallico. I metodi di separazione dal Plutonio che crea composti con i siliciuri, verranno trattati in seguito. Gli studi che sto approfondendo ora, data la bassissima radioattività delle Trinititi, vertono sulla possibilità , in seguito a separazione dei siliciuri dal Plutonio, di rendere utilizzabili questi metalli di transizione nell'industria microelettronica per la fabbricazione di dispositivi CMOS. Nel processo di fabbricazione il siliciuro viene deposto direttamente o ottenuto facendo reagire il metallo di transizione con il substrato di silicio con la tecnologia del saliciuro. Ho già contattato invece la ditta Rolled Alloys per studi sul Tribaloy.

Bibliografia: https://arxiv.org/ftp/arxiv/papers/1502/1502.00497.pdf" onclick="window.open(this.href);return false;
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Re: Analisi Ricerche Shogo Nagaoka

Messaggio da Aldebaran »

Le pietre giapponesi naturali per affilatura si sono formate circa 225 milioni di anni fa , quindi durante la Pangea ( i Continenti si stavano formano in quel periodo ). Quelle utilizzate principalmente per i rasoi provengono da vicino Kyoto, dalla valle di Umegahata. Sono formate da argille minerali ( fillosilicati idrati di alluminio/mullite ), silice amorfa, radiolariti. La Radiolaria è presente nei leganti che sono costituiti da argilla e sabbia. In sintesi, per quanto concerne tutte le pietre naturali per affilatura, l'alto contenuto di sabbia fa si che le pietre abradano molto velocemente; l'alto contenuto di argilla è costituente di pietre più lente. Alcuni protozoii ( radiolari ) possono far assumere alle facce interne o più esterne delle pietre naturali sfumature e puntini rossi ( Pietra Suita-Fiore di Loto). Shogo Nagaoka e altri studiosi scambiarono i tratti rossi per parti di rame delle bombe di Hiroshima e Nagasaki. Nelle Trinititi effettivamente quei segni rossi sono dovuti a residui del suddetto metallo. Non è il caso delle rocce giapponesi, dato che gli ordigni non esplosero al suolo. I radiolari sono protozoi marini e planctonici con uno scheletro interno. Le loro dimensioni vanno da 0,1 a 0,5 millimetri. Le loro principali famiglie si possono distinguere albaillellaria , ectinaria , spumellaria sferica e nassellaria a forma di cappuccio .
La parte abrasiva delle pietre giapponesi, quali, ad esempio, le Tennen Toishi e le Awasedo è costituita da Radiolariti.
I radiolariti ( biossido di silicio/selce ) sono rocce molto fragili e difficili da spezzare. Si rompono con frattura concoide mostrando spigoli vivi. A causa degli eventi atmosferici nel corso delle varie ere geologiche si sono decomposte in piccoli pezzi rettangolari. I colori vanno dal chiaro (biancastro) a scuro (nero) passando per le tonalità di rosso, verde e marrone.
Come l'Uranio, anche il Plutonio, presente in tracce nelle pietre per affilatura recuperate nelle case distrutte ad Hiroshima e Nagasaki e nelle rocce limitrofe al "ground zero " forma diversi composti intermetallici con i fillosilicati di alluminio: Pu3Al, PuAl, PuAl2, PuAl3. I metodi di separazione li tratteremo in seguito.

Bibliografia: https://www.japanesenaturalstones.com/" onclick="window.open(this.href);return false;
http://www.knivesandstones.com/blog/tag/Toishi.jp" onclick="window.open(this.href);return false;
Sito generico sulle pietre e affilatura
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Re: Analisi Ricerche Shogo Nagaoka

Messaggio da Aldebaran »

La Tecnologia del Plutonio sarà trattata meglio in seguito, quando discuterò i trattamenti di recupero dei prodotti di fusione e fertilizzazione; per ora mi limiterò ad accennarne le caratteristiche metallurgiche di base. Il Plutonio si presenta in sei forme cristalline.
Il Plutonio, nella forma alfa stabile a bassa temperatura presenta, a 25 gradi centigradi, la densità di 19,8, quindi elevatissima. Il passaggio alle forme stabili a temperature più elevate avviene con forte aumento di volume (oltre il 20%).
Nella forma alfa la resistività elettrica è ( a 25 gradi ) 0,15 Ohm cm^-1. Coefficiente di dilatazione termica nella forma alfa: 55x10^-6; minore nelle altre forme, negativo nella forma delta. Modulo di Young 110.000Kg./cm^2. ottenuto con metodo dinamico.
Il Plutonio si ossida rapidamente all'aria anche a temepratura ordinaria, specie in presenza di umidità. La sua polvere è piroforica così come quella del suo idruro.
Con l'alluminio forma, come l'Uranio, diversi composti intermetallici: PU3Al, PuAl, PuAl2, PuAl3. Con il Berillio forma il composto PuBe13. Anche con il Piombo, con il Nichel forma composti. Quelli oggetto di maggior studio sono i carburi e i siliciuri.

Approfondimenti:

ESPERIENZE EFFETTUATE PRESSO IL CENTRO RICERCHE SALUGGIA DELL'ENEA NELLA DETERMINAZIONE DI PLUTONIO IN CAMPIONI BIOLOGICI ED AMBIENTALI

La contaminazione da plutonio nella dieta e nella popolazione italiana

Nel motore di ricerca di Google, se si digita la frase iaea inis collection e si inseriscono poi parole, sostantivi, ecc. inerenti al nucleare, per un baco di sistema verranno mostrati documenti secretati e non su argomenti di ingegneria nucleare. es: iaea inis collection plutonio
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Re: Analisi Ricerche Shogo Nagaoka

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Processo Redox ( metilisobutilchetone o esone ) by Natta, Baccaredda Boy, Brattelli

Il Processo Redox impiega come solvente selettivo il metilisobutilchetone ( esone ) per la separazione dell'uranio e del plutonio e di altri prodotti da soluzioni contenti alluminio (filosilicati idrati di alluminio).

Il processo consiste in una prima separazione dell'uranio e del plutonio mediante estrazione di questi nella fase organica sotto forma di nitrati di uranile e plutonile, completata con l'eliminazione delle piccole quantità di altri prodotti discioltisi nella fase organica mediante lavaggio della medesima con soluzione di nitrato di alluminio; queste due prime fasi del processo sono eseguite nella prima colonna e sono precedute da un trattamento ossidante dalla soluzione con bicromato sodico che serve per assicurare che tutto il plutonio, come l’uranio, si trovi sotto forma esavalente di sale di plutonile, Pu02 (NO3)2 che è quella più solubile nell’esone. Prima del trattamento con solvente la soluzione deve anche essere filtrata o centrifugata per eliminare particelle solide di silice, che possono favorire emulsioni con il solvente organico. Nella seconda colonna di strappamento del plutonio questo viene ridotto a sale trivalente mediante soluzione acquosa di un sale ferroso o di idrossilammina e di nitrato di alluminio, eliminato dalla fase organica nella quale diventa praticamente insolubile, e passato nella fase acquosa sotto forma di Pu (NO3)3, mentre l’Uranio, a causa della maggiore stabilità della sua forma esavalente, resta nella fase organica. Nella terza colonna di strappamento dell’uranio questo è ripreso dalla fase acquosa leggermente acida per acido citrico; esso è poi purificato dalle residue impurezze di plutonio e di altri prodotti attraverso concentrazione della soluzione per evaporazione, nuova estrazione in una quarta colonna con esone e lavaggio con soluzione di Al (NO3)3 addizionata di riducenti: nella quinta colonna è infine rimesso in soluzione acquosa per strappamento; il solvente organico viene rimesso in ciclo.
La possibilità di estrarre con l’esone i nitrati di uranile e di plutonile proviene dalla formazione di ioni complessi più o meno idratati del tipo [MO2(NO3)3], la cui formazione nella soluzione acquosa è favorita dalle alte concentrazioni degli ioni nitrici anche attraverso la riduzione della dissociazione dei sali UO2(NO3)2 E PuO2(NO3)2; tali alte concentrazioni di ioni nitrici, agli effetti di avere alti coefficienti di ripartizione tra fase organica e fase acquosa dei complessi, sono raggiunte introducendo in soluzione un nitrato, come quello d’alluminio, meglio che aumentare la concentrazione di acido nitrico, il quale potrebbe danneggiare il solvente; inoltre un aumento dell’acidità potrebbe far sì che anche alcuni prodotti della fissione, come lo zirconio, vengano in parte estratti dal solvente organico sotto forma di nitrati complessi tetravalenti; viceversa se l’acidità della soluzione è bassa si hanno per questi elementi idrolisi parziali, ed esempio complessi Zr(OH)2++ che non sono estraibili dal solvente organico.
Il cerio è invece presente nella soluzione sotto forma trivalente , come le altre terre rare*, e pertanto non ha alcuna tendenza a passare nella fase organica. La temperatura non ha effetto sensibile sull’andamento del processo.
Il processo Redox presenta inoltre alcuni svantaggi inerenti alle caratteristiche dell’esone, come il suo punto di infiammabilità, l’apprezzabile solubilità mutua tra il solvente e i liquidi acquosi, la relativamente elevata tensione di vapore e la scarsa stabilità rispetto all’acido nitrico.
La perdita di solvente nei liquidi acquosi può essere annullata sottoponendoli ad una distillazione parziale; basta in pratica distillare solo il 5% del liquido per recuperare quasi integralmente il solvente organico disciolto, perché si forma una azeotropa contenente il 75% di esone a p. eb. 88 gradi centigradi.
Alcune impurezze di natura organica che esso abitualmente contiene possono aumentare il coefficiente di riaprtizione specialmente dello zirconio e del cerio; a questo inconveniente è però possibile rimediare sottoponendo il solvente ad una purificazione preventiva per il lavaggio prima con soluzione di bicromato acida per acido nitrico, e poi con alcali.

* esempio erbio, che può essere utilizzato per l'elettronica oppure per migliorare la lavorabilità dell'acciaio ( vedere ad esempio, quest'opera Medusa)

Bibliografia: Tecnologie Nucleari, materiali per tecnologie nucleari: Baccaredda Boy, Cerrai, Brattelli
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