Nel nostro millennio non è a Prometeo che vanno consegnati i desideri di emancipazione e di libertà: chi realmente li rappresenta e ne illustra la drammaticità della realizzazione nel nostro millennio è Faust: Goethe nella sua tragedia ci mostra il destino dell'uomo occidentale moderno, descrivendo l'anima di Faust , che ama lo spazio illimitato, l'impulso verso la profondità, che conosce la luce e non teme le tenebre.
All'inizio dell'Opera di Goethe vediamo Faust tutto intento a tradurre il termine "logos" del primo verso del Vangelo di Giovanni. È insoddisfatto della versione di Lutero. "Im Anfang War Das Wort": " In principio era la parola". È impossibile che io stimi la parola in modo così alto, asserisce il Protagonista: meglio tradurre con "pensiero". Ma non è convinto: non è il pensiero che "tutto crea e in tutto agisce" ; forse il termine giusto è "forza". Neppure questa scelta lo soddisfa. Ed ecco, improvvisamente, un'illuminazione: " In principio era l'azione". L'anima di Faust è il destino dell'azione, e in questo destino è rappresentata l'essenza dell'uomo moderno. Ognuno di noi ha stretto un patto con Mefistofele: agire significa incontrare la tentazione che ci porta a sfidare le norme dell'esistenza, significa poter cadere nell'inganno, fallire. Ma solo con l'azione possiamo fare quell'esperienza che ci fornisce conoscenza del bene e del male. Il patto con Mefistofele diventa una scommessa sul significato della vita: ci è lecito sbagliare se agiamo in buona fede alla ricerca dell'albero della conoscenza del bene e del male, se desideriamo la bellezza e tentiamo di avvicinarci alla verità. Mefistofele cercherà di mostrarci che la vita non ha senso. Mefistofele vincerà la scommessa se riuscirà a convincere il suo avversario che l'unica cosa importante è accumulare esperienze, provare ogni sensazione senza preoccuparsi del loro valore perché nulla ha veramente significato. Dal suo canto Faust invece vincerà la scommessa solo se le sue infinite esperienze diverranno educazione al senso della vita, se il suo agire lo porterà sempre al più vicino alla bellezza. Ripensando al mito di Prometeo, ci accorgiamo che Faust si muove verso un altro orizzonte: è l'uomo che deve essere portato all'altezza del divino, perché qui abita l'autorità che conosce il bene e il male. Faust è infatti l'uomo della tecnica, affascinato dalle grandi invenzioni. La borghesia illuminista erroneamente pensava che le grandi scoperte scientifiche servissero per instaurare una sorta di dominio sulla Natura e una volontà di sopraffazione. Così la Terra è stata ridotta ad una grande macchina che non di riesce più a governare, e l'uomo è divenuto schiavo della sua stessa creazione. Il primo segno della degenerazione dell'anima faustiana è stata la separazione tra Natura e Arte; la convinzione che la forza che sprigiona energia spirituale fosse una pallida cosa dinanzi la forza della tecnica. Se la tecnica è divenuta pura dorma del dominio, l'arte ha rinnegato la propria possibilità di espressione mitico-simbolica. Nel tramonto dell'Occidente l'anima faustiana volge lo sguardo ad Oriente, dove vivono popoli ricchi di spiritualità, dove il linguaggio del poeta e dell'artista, il pensiero della filosofia e della scienza hanno una sacralità rispettate da tutti.
