Spassosa e inaspettata testimonianza storica

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Tarti
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Spassosa e inaspettata testimonianza storica

Messaggio da Tarti »

Leggendo la Cronica dell'Anonimo romano, un testo della seconda metà del '300 scritto in volgare romanesco, mi sono imbattuto in delle considerazioni abbastanza...attuali, accompagnate da una storiella spassosissima: l'autore, dopo aver descritto gli eventi dell'anno 1339, dice che "comenzao la iente esmesuratamente a mutare abito, sì de vestimenta sì della perzona. [...] portavano varve granne e foite, como bene iannetti [cavalieri saraceni] o Spagnuoli voco sequitare. Denanti a questo tiempo queste cose non erano, se radevano le perzone la varva e portavano vestimenta larghe e oneste. E se alcuna perzona avessi portata varva, fora stato auto in sospietto de essere omo de pessima rascione, salvo non fusse Spagnuolo overo omo de penitenza. Ora ène mutata connizione [...] granne capitagna [patrimonio] ène la varva. Chi porta varva ène temuto".

A questo punto l'autore, per denigrare questi nuovi costumi e per strapparci un sorriso, ci racconta una storia, che purtroppo non trascrivo integralmente perché abbastanza lunga: c'era un re che amava la compagnia delle persone sapienti e dei filosofi; un giorno giunse a corte un grande filosofo e il re volle onorarlo facendo preparare un sontuoso banchetto, in una sala riccamente decorata con tappeti di seta, tessuti preziosi, mobili pregiati e stoviglie raffinate. Il re ed il filosofo mangiavano insieme allo stesso tavolo, da soli, ed il re spesso interrogava il suo ospite, alle cui savie risposte diceva "bene dicesti, piaceme". Accadde però che al filosofo venisse voglia di sputare, "teneva in vocca una granne spurgata una ora grossa", ma la sala era ricoperta di tessuti preziosi e non c'era un angolo libero. Il filosofo vide che il re aveva "una varva moito nera, granne e larga [...] considerao lo filosofo che quella varva fussi lo più brutto luoco de quella sala e più atto a recipere lo sio sputo". Il filosofo passò ai fatti e il re, decisamente turbato, domandò perché lo avesse fatto; il filosofo rispose: "De sotto, da lato, de sopre, da onne canto me staco panni messi ad aoro. Non ce ène luoco alcuno laido da sputare potere, salvo questa toa varva: è lo più laido loco che nce sia. Perciò ce aio sputato, ca omo deo sputare nello più laido loco". Visto che il re non rispondeva, il filosofo prese a canzonarlo dicendo: "dì ca bene dico, dì ca te piace".
"Il est maudit dans l'Évangile qui a le choix et prend le pire"

Francesco
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Lino
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Re: Spassosa e inaspettata testimonianza storica

Messaggio da Lino »

Si conferma che nei tempi andati la barba lunga dava un alone di 'non rispettabilità' a chi la ostentava.
"Il parere della maggioranza non può essere, per definizione, che l'espressione dell'incompetenza"
( R. Guénon, Il regno della quantità e i segni dei tempi )
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