Lappatura pietre
Inviato: 19/04/2010, 7:21
Introduzione
Partiamo per gradi.
Le pietre ad acqua,soprattutto quelle giapponesi, sono costituite da un agglomerato di particelle abrasive che hanno un debole legame fra loro,questo è un aspetto davvero vantaggioso,perchè permette durante l'utilizzo di consumare la parte superficiale della pietra,accedendo sempre a particelle abrasive fresche e utili allo scopo.
L'aspetto negativo però è che dette pietre si consumano spesso in modo irregolare,creando una concavità di norma nella parte centrale della pietra.
Sappiate che la pietra per lavorare bene deve essere perfettamente piana.
L'operazione che va effettuata per riportare la pietra alla situazione originale di planarità viene chiamata rettifica o lappatura.
Alcune volte ci si accorge a vista che la pietra sia consumata in modo irregolare,ma un modo empirico per effettuare una analisi è quella di posare la pietra (dal lato che vogliamo analizzare) su una superficie perfettamente piana,come un piano di marmo o una lastra di cristallo.
Dopo aver posato la pietra si noterà che la superficie della pietra non appoggia completamente sul piano,questo è il sintomo inequivocabile che bisogna rettificare la pietra.
Metodo semplice ma efficace per effettuare la lappatura
Sono necessari un foglio di carta abrasiva di grana abbastanza grossolana,personalmente trovo sufficiente uno di grana 240 se la pietra non è troppo malmessa (ma si possono utilizzare carte con grit sempre più fino,partendo da una grana grossa arrivando anche alla 1000,ma alcuni arrivano anche più in alto) e un piano perfettamente dritto come quello utilizzato per controllare se la superficie della pietra era omogenea.
Si potrebbe procedere con l'incollare il foglio di carta al piano di cristallo,personalmente pero' penso sia meglio fare cosi':
si immerge il foglio in acqua e bagno per bene il piano di cristallo,a questo punto si appoggia il foglio con il lato abrasivo verso l'altro sul piano,e per una sorta di effetto ventosa rimarrà fermo durante la rettifica.
Dopo aver immerso la pietra in acqua per circa una quindicina di minuti si procede con la parte più importante.
Quindi si incomincia a passare la superficie della pietra sulla carta abrasiva ben bagnata e presto si comincerà a notare che la carta lavora perchè si crea la tipica "fanghiglia" formata dalle pietre ad acqua.
Si può controllare frequentemente la pietra,sciacquandola, e si noterà che piano piano, partendo solitamente dagli estremi, si comincia a consumare.
Quando la pietra sarà completamente piana si noterà che tende a rimanere attaccata alla carta quando proviamo a sollevarla.
Ora si procede di nuovo appoggiando la pietra al piano di cristallo (ovviamente senza la carta) e noteremo che appoggia per tutta la sua superficie.La pietra è ora perfettamente dritta e quindi adatta ad affilare.
Partiamo per gradi.
Le pietre ad acqua,soprattutto quelle giapponesi, sono costituite da un agglomerato di particelle abrasive che hanno un debole legame fra loro,questo è un aspetto davvero vantaggioso,perchè permette durante l'utilizzo di consumare la parte superficiale della pietra,accedendo sempre a particelle abrasive fresche e utili allo scopo.
L'aspetto negativo però è che dette pietre si consumano spesso in modo irregolare,creando una concavità di norma nella parte centrale della pietra.
Sappiate che la pietra per lavorare bene deve essere perfettamente piana.
L'operazione che va effettuata per riportare la pietra alla situazione originale di planarità viene chiamata rettifica o lappatura.
Alcune volte ci si accorge a vista che la pietra sia consumata in modo irregolare,ma un modo empirico per effettuare una analisi è quella di posare la pietra (dal lato che vogliamo analizzare) su una superficie perfettamente piana,come un piano di marmo o una lastra di cristallo.
Dopo aver posato la pietra si noterà che la superficie della pietra non appoggia completamente sul piano,questo è il sintomo inequivocabile che bisogna rettificare la pietra.
Metodo semplice ma efficace per effettuare la lappatura
Sono necessari un foglio di carta abrasiva di grana abbastanza grossolana,personalmente trovo sufficiente uno di grana 240 se la pietra non è troppo malmessa (ma si possono utilizzare carte con grit sempre più fino,partendo da una grana grossa arrivando anche alla 1000,ma alcuni arrivano anche più in alto) e un piano perfettamente dritto come quello utilizzato per controllare se la superficie della pietra era omogenea.
Si potrebbe procedere con l'incollare il foglio di carta al piano di cristallo,personalmente pero' penso sia meglio fare cosi':
si immerge il foglio in acqua e bagno per bene il piano di cristallo,a questo punto si appoggia il foglio con il lato abrasivo verso l'altro sul piano,e per una sorta di effetto ventosa rimarrà fermo durante la rettifica.
Dopo aver immerso la pietra in acqua per circa una quindicina di minuti si procede con la parte più importante.
Quindi si incomincia a passare la superficie della pietra sulla carta abrasiva ben bagnata e presto si comincerà a notare che la carta lavora perchè si crea la tipica "fanghiglia" formata dalle pietre ad acqua.
Si può controllare frequentemente la pietra,sciacquandola, e si noterà che piano piano, partendo solitamente dagli estremi, si comincia a consumare.
Quando la pietra sarà completamente piana si noterà che tende a rimanere attaccata alla carta quando proviamo a sollevarla.
Ora si procede di nuovo appoggiando la pietra al piano di cristallo (ovviamente senza la carta) e noteremo che appoggia per tutta la sua superficie.La pietra è ora perfettamente dritta e quindi adatta ad affilare.